Shadowbox Effect
.
                                                         La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie.
                                                        John Maynard Keynes
 
                              

1875 - 1929 - 2008

Unknown | 15:37 | 0 commenti


Cari lettori non so voi ma personalmente qualcosa comincia a non tornarmi, o meglio comincia a tornarmi nuovamente...
Siamo in crisi, e fin qui, per chi segue il tg1 siamo d'accordo.
Ma crisi di cosa?
In che misura è quantificabile la crisi?
Perchè crisi?
Non produciamo più?, non lavoriamo più?, ci stiamo adagiando sugli allori?, secondo quali parametri?, chi decide cos'è crisi?, crisi rispetto a cosa? Ma fermiamoci un attimo a riflettere.
Tutto comincia circa 4 anni fa con il fallimento della Lehman Brothers, grossa società finanziaria Americana, si disse immediatamente dopo che molte "azioni", per non scendere nel tecnico, Lehman Brothers erano presenti in diversi portafogli di investitori di tutto il mondo e sopratutto in diversi investimenti di alcune banche europee, si affermava allegramente che la crisi avrebbe riguardato solo il mercato Americano, il resto del mondo così come l'Europa ed in particolare l'Italia saranno coinvolti in misura marginale (e purtroppo non era il sig. B a dire questo ma addirittura De Rato, l'allora direttore generale del FMI)
Immediatamente dopo (ottobre 2008), dichiara bancarotta l'Islanda, a ruota almeno sulla carta seguono l'Irlanda, il Portogallo, continuano a essere sul baratro Spagna, Grecia ed Italia, e questo soltanto per rimanere in zona Euro (il lungo viaggio di Eurolandia nel baratro), senza quindi considerare tutti gli altri paesi emergenti (UcrainaBulgariaUngheria e est-company che per intercessioni prontamente smentite del FMI, attualmente sono fuori pericolo), per poi passare in America Latina dove con molta probabilità paesi come Ecuador e Venezuela "ritorneranno" in default condizione ormai diventata "abituale".
Alla luce di tutto questo, per estratti, oggi assistiamo a ripercussioni che irrompono nel mercato del lavoro, da confindustria partono crociate contro gli inefficienti sul posto di lavoro, con conseguenti insulti alle organizzazioni sindacali, colpevoli di voler difendere i fannulloni (a dire il vero di fannulloni già qualcuno, qualche mese prima ne aveva già parlato), poi si punta il dito contro i diritti, contro il sempre troppo immobilismo e la troppa rigidità del mercato del lavoro, quindi giù tutti contro l'articolo 8, poi contro l'articolo 18, infine si paventa una generale revisione dello Statuto dei Lavoratori.
In parallelo sempre il mondo del mercato del lavoro comincia a fare pressione verso le istituzioni politiche, ree di non aver previsto gli effetti della crisi per tempo, e quindi in ritardo su interventi radicali, in termini di legislazione e regolamentazione del mercato, in termini di sgravi per le aziende, insomma muoversi verso le aziende bisognosebisognose e bisognose.
Perchè mi chiedo dobbiamo sempre dimenticare la storia?, un popolo che non ha memoria... perchè il grande Indro l'aveva capito e noi no?
La storia si ripete, nel 1875, nel 1929, le cause furono le stesse, deregolamentazione del sistema finanziario, si abbassano di conseguenza i salari, si approfitta del momento per mettere mano ai diritti.
Depressione, licenziamenti, chiusure di stabilimenti, situazioni al limite della sopravvivenza.
Quali furono le vie d'uscita?
Le teorie Keynesiane?
Quindi affermare che in un momento di assoluta depressione e crisi lo Stato debba aumentare i propri investimenti e contribuire con veri e propri finanziamenti nel settore privato a far si che si possa riattivare quel tanto incensato meccanismo socio-economico?
Da osservatore reputo un'assoluta falsità, ed un modo di analizzare e trovare le soluzioni per dirla con un eufemismo, poco lungimiranti.
Il New Deal negli USA, l'IRI in Italia, hanno forse risolto i problemi? oppure hanno "guadagnato" ad occhio e croce trent'anni?, trent'anni utili per riproporre il vero problema a data da definirsi?
Ma allora in definitiva come possiamo definire il momento storico che stiamo vivendo?
Una ciclica ed endemica crisi di sistema, risolvibile (almeno fino ad oggi si è pensato di fare così) con un semplice reset temporale, che riportasse indietro le lancette di qualche decina di anni.
Mi piacerebbe passasse alla storia con il termine di "crisi sistemica" proprio per dare la misura quantomeno di aver capito di cosa stiamo parlando.
Assisteremo forse nel breve termine alla creazione di un mega-apparato pseudo statale/privato che possa far da traino all'economia del paese? Un centrismo politico di vecchio stampo che possa ridare slancio economico? per poi ricominciare da capo?
Non so voi, ma io inizio a stancarmi...
E se avessimo sbagliato qualcosa?, ma giusto qualcosina?
"Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi" (Niccolò Machiavelli 1469/1527)

Category:

0 commenti

Condividi   Share
__________________________________________________________________________________________