Shadowbox Effect
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                                                         La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie.
                                                        John Maynard Keynes
 
                              

Roma, i lavoratori Almaviva non si arrendono

Unknown | 15:47 | 0 commenti

1 (6)A seguito della nota del 28 agosto 2012 dove veniva comunicata l'avvio della procedura per Cassa Integrazione Straordinaria per cessazione di attività da parte di almaviva contact, i 632 Lavoratori impattati da tale procedura si mobilitano il 4 settembre con una marcia di protesta che raccoglie centinaia di adesioni, anche da altri siti della capitale non coinvolti direttamente nella procedura espulsiva.
All'urlo di Roma non si ar(Rende) la marcia pacifica e senza tumulti ha presidiato la sede del X Municipio per poi percorere un tratto della via tuscolana per giungere davanti la sede Romana di almaviva.
Di seguito riportiamo integralmente la successiva risposta della proprietà aziendale a tale mobilitazione.
Manifestazione del 4 settembre 2012 a Roma contro la decisione da parte di Almaviva Contact di utilizzare la cassa integrazione espulsiva per 632 dipendenti del sito di via lamaro 25.
Comunicato Aziendale a tutti i lavoratori
Alla nota di Almaviva Contact del 28 agosto 2012 – con la quale la società annunciava il ricorso alla CIGS, per cessazione di attività, per i dipendenti impegnati nell’unità produttiva di Roma, Via Lamaro (“Procedura”) – hanno fatto seguito comunicazioni, che debbono immediatamente essere corrette.
E’ lecito dissentire sulla valutazione dei fatti, si possono avere idee diverse sui rimedi da approntare per la soluzione dei problemi, ma non accettare la realtà equivale a separarsi da questa e a cacciare ogni prospettiva di dialogo nel vicolo cieco dell’incomunicabilità.
Come chiarito – sia pure sinteticamente – nella nota del 28 agosto 2012, Almaviva Contact ha avviato la Procedura a fronte di motivazioni obiettive e al fine di evitare esiti ben più gravi e penalizzanti per i lavoratori, la società e gli Azionisti di questa.
Le attività svolte da Almaviva Contact in Roma hanno evidenziato, almeno a partire dal 2005, risultati economici pesantemente negativi. Nel periodo 2005 – 2010, esse hanno determinato perdite per un totale di circa 28 milioni di Euro. Nell’ultimo esercizio (1° ottobre 2010/30 settembre 2011), la società ha registrato, complessivamente, un risultato netto negativo pari a 114.000 Euro e a tale risultato, il sito romano ha concorso con una perdita di circa 5.000.000 di Euro; senza questo fattore, Almaviva Contact avrebbe dunque chiuso il suo ultimo bilancio in utile e non in perdita, come è stato.
Gli andamenti dell’anno fiscale in corso, nonostante anche il ricorso a strumenti come i contratti di solidarietà, non sono differenti, anzi presentano criticità ancora maggiori: le commesse di cui abbiamo dichiarato la cessazione di attività su Roma hanno generato nei primi nove mesi di esercizio perdite superiori a 3 milioni di euro e questo in un quadro dove gli
altri centri, anche a seguito di pressioni sulle tariffe sempre più forti, non sono assolutamente più in grado di assorbire tali squilibri e devono lottare per il proprio futuro.
E’ destituita di ogni fondamento l’illazione secondo cui l’Azienda, avviando la Procedura e trasferendo presso altri siti italiani, siti ove spesso l’anzianità aziendale dei dipendenti è ben superiore a quella romana, l’erogazione dei servizi oggi attivi presso il Centro di via Lamaro, intenderebbe lucrare sugli incentivi pubblici – nazionali e locali – connessi all’assunzione di personale in alcune aree del Paese – abbattendo, per tale via, il costo del lavoro -.
Il costo del personale impegnato nella sede romana, rispetto a quello eventualmente conseguibile in altre unità produttive, non è la causa principale dell’insoddisfacente andamento economico del sito di via Lamaro. E la considerazione di tale profilo – pur, in astratto, del tutto legittima – non ha minimamente inciso sulle nostre decisioni.
Se così non fosse stato, per quale motivo Almaviva Contact si sarebbe fatta carico di sostituire – affrontando, peraltro, tutte le criticità operative e i contrasti del caso – il subappaltatore che, da oltre un decennio, erogava i servizi di call center nei confronti del Cliente Trenitalia? Mantenere lo status quo sarebbe stato certamente più conveniente, in termini di conto
economico. Ma non avrebbe corrisposto all’esigenza di salvaguardare competenze e occupazione. Figlio della medesima logica, d’altra parte, è stato l’avvio, su Roma, negli ultimi anni, di commesse importanti e qualificanti, come quelle rivolte ai Clienti INPS, ENI, Mediaset.
I fatti testimoniano, quindi, come la direzione aziendale, negli anni e nei mesi scorsi, si sia in ogni modo adoperata per scongiurare il ricorso a strumenti del tipo di quello attivato. E come l’Azionista di riferimento non sia stato da meno: le perdite accumulate da Almaviva Contact, società che nella sua storia non ha mai distribuito dividendi, in questi anni, infatti, sono state sistematicamente ripianate da interventi della Capogruppo – la quale, a sua volta, ha potuto giovarsi, proprio nelle scorse settimane, del decisivo sostegno dei Soci di riferimento, che hanno portato a termine un irrobustimento patrimoniale di Almaviva per circa 43 milioni di Euro -.
Ad ogni buon conto - al fine di evitare false strumentalizzazioni e, soprattutto, al fine di consentire a tutti piena comprensione dei fenomeni alla base delle nostre decisioni -, i competenti Organi aziendali hanno già deliberato che eventuali benefici - sia nazionali, che locali - che dovessero indirettamente derivare dal trasferimento delle attività in rassegna, saranno rifiutati o integralmente devoluti ai lavoratori più meritevoli di Almaviva Contact, quale premio individuale di merito, al termine di ogni anno.
Il costo del lavoro, in altri termini, sarà un fattore assolutamente neutro, nell’ambito dell’operazione di cui si discute.
Ribadiamo quindi che la scelta compiuta ha causa e motivazione solo ed esclusivamente nei non più sostenibili risultati economici prodotti dal sito di via Lamaro, determinati da indici qualitativi e produttivi assolutamente non compatibili con la realtà del nostro mercato.
Ci rendiamo perfettamente conto che il cattivo andamento sopra evidenziato è il frutto del contegno di una parte soltanto dei dipendenti impegnati nel sito di via Lamaro. Avremmo quindi volentieri evitato, se fosse stato possibile, di praticare la strada intrapresa il 28 agosto u.s., perché non ci sfugge come questa penalizzi ingiustamente le persone serie, diligenti, competenti, comunque presenti presso il Centro. Ma eravamo e siamo certi che la misura adottata possa contribuire a evitare il realizzarsi, di qui a qualche mese, di un’ingiustizia ben più grande: la crisi del complesso delle attività di call center svolte dal nostro Gruppo in Italia, con la conseguente messa in discussione non di 632, ma di oltre 10.000 posti di lavoro.
Almaviva Contact ha sempre praticato politiche finalizzate alla valorizzazione delle proprie persone. Al di là delle 4.900 assunzioni – stabilizzazioni – fatte nel 2007, negli ultimi anni abbiamo: assunto a tempo indeterminato altre 900 persone; effettuato 1.240 passaggi da 4 a 6 ore e oltre 2.400 passaggi di livello. Inoltre, unica tra le società operanti nel settore del CRM, ci siamo vincolati – per Statuto – a non delocalizzare all’estero, neppure in parte, le nostre attività.
D’altro canto, se c’è un’Azienda che non ha mai praticato il “mordi e fuggi” delle provvidenze legate alle fasi di avvio di un’attività imprenditoriale, questa è Almaviva Contact – che ha una presenza ultradecennale nel Mezzogiorno d’Italia -.
Abbiamo, dunque, la coscienza a posto. E questo ci dà la forza necessaria per compiere e attuare scelte dolorose, ma inevitabili.
Marco Tripi Presidente
Andrea Antonelli Amministratore Delegato
Roma, 5 settembre 2012



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