Shadowbox Effect
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                                                         La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie.
                                                        John Maynard Keynes
 
                              

Caro Presidente...

Unknown | 13:22 | 0 commenti



Il 13 maggio 2011, alcuni colleghi hanno avuto l'idea di preparare ed inviare, a diverse testate giornalistiche, mass-media, ed al Presidente della Repubblica Italiana, una richiesta scritta, per porre l'attenzione sul problema che per adesso sta minacciando il mondo lavorativo dei call center, la "delocalizzazione". 
Un piccolo passo che si unisce a tante altre iniziative, che in maniera autonoma ed indipendente, tanti altri colleghi stanno a tutt'oggi portando avanti, per cercare di, ognuno con le proprie conoscenze e competenze, "dare dei segnali" diventare parte attiva in questa lotta che ci vede tutti in egual misura coinvolti e partecipi.

Di seguito il testo della lettera:
Gent.mo e stim.mo
Sig. Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
Palazzo del Quirinale
00187 – ROMA

Palermo, 13.05.2011
Ci rivolgiamo a Lei, in considerazione della notevole sensibilità che ha sempre dimostrato sul tema del lavoro, al fine di sottoporLe un problema che affligge migliaia di lavoratori, si tratta della delocalizzazione dei call center.
Oggi, come afferma Confindustria, le “Compagnie” che riescono ad accumulare più guadagni sono quelle che operano nel settore delle Telecomunicazioni.
Tuttavia, nonostante gli utili sempre più alti, le Aziende di outsourcing vengono strette in morse contrattuali sempre più capestri, negoziando le commesse al ribasso, il tutto a svantaggio dei lavoratori costretti a ritmi sempre più incalzanti.
Inoltre, con sempre maggiore avidità, le “Compagnie” sono alla ricerca di nuovi modi per accrescere i loro utili, attivando nuovi Call Center all'estero soprattutto nei paesi dell'est europeo dove il costo del lavoro è notevolmente inferiore, il tutto a discapito dei lavoratori italiani.
Inutile dire che in paesi come la Tunisia, l’Albania e la Romania, i lavoratori sono ancora privi di tutele sindacali così come definite dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro e per questo il costo del lavoro è circa un quarto di quello italiano.
Pertanto, dopo averci spremuto all’osso, le “Compagnie” avendo trovato chi ci può sostituire, intendono sbarazzarsi di noi come vecchie spugne.
Tutto ciò non è il futuro, ma il presente. infatti, è già in atto la prima fase del processo di delocalizzazione: tutte le “Compagnie”, ora, in questo momento, proprio mentre sta leggendo questa missiva in vari paesi esteri stanno formando il personale di base.
Negli ultimi anni è stata per tanti giovani la porta più facile per entrare nel mondo del lavoro, ma molti ora la troveranno presto sbarrata.
Il settore dei call center in outosurcing, vale a dire quelli che svolgono l’attività per aziende terze, è da tempo in crisi e i posti di lavoro a rischio nel 2010 sono 15-16mila, vale a dire il 20% degli 80mila addetti a tempo indeterminato.
Moltissime aziende, come Phonemedia, Voicity, Omnia Network e mille altre realtà locali non reggono più.
Si tratta di una situazione in cui praticamente nessuna regione si salva, ma nella quale è il Sud (il 73% del personale è concentrato nelle regioni meridionali e insulari) a soffrire di più, con oltre 14 mila persone dal futuro incerto.
Basti pensare a quanto accade in Sicilia, che ha già pagato con centinaia di licenziamenti e dove il futuro è sempre più fosco: bisognerà infatti verificare, spiega la Slc-Cgil, “la situazione della Alicos (gruppo Almaviva) e di 4you. Qui il calo dei volumi delle commesse Alitalia, Wind ed Enel,
dovuto anche a una politica di delocalizzazione delle attività all’estero, mette a rischio 5.500 posti di lavoro”.
A Trapani ci sono poi 650 persone coinvolte dal tracollo di Phonemedia, a Palermo 100 lavoratori licenziati da Omnia Network e 130 dipendenti in mobilità tra Catania e Agrigento.
Sempre a Catania, oltre alla crisi di Ratio Consulta (150 lavoratori in Cigs), si registrano possibili difficoltà per le strutture operanti presso Misterbianco (circa 900 addetti).
Situazioni particolarmente difficili, anche per numero di lavoratori coinvolti, sono anche quelle della Calabria (in totale 3.300 posti a rischio), del Piemonte (1.200 in cig e 800 posti che traballano) e della Lombardia (1.150 in cig, 1.950 a rischio tra Milano, Brescia e Bergamo).
Già dalla fine di questo fine mese 648 lavoratori Almaviva delle sede di Palermo andranno in cassa integrazione, ed il problema è in rapida espansione.
Ma la cosa che più ci preoccupa è l'assoluta assenza di informazione nonché la carenza di interesse a livello politico su di un tema di sicura rilevanza sociale, le cui dimensioni sono imprevedibili.
Facciamo appello alla Sua sensibilità sul tema al fine di sollecitare un intervento mirato a salvaguardare dalla delocalizzazione selvaggia i lavoratori dei call center .
Sicuramente sarebbe auspicabile bloccare questo deflusso di lavoro verso l'estero e valorizzare il made in italy anche come “manodopera”.

Dipendenti Almaviva contact S.p.A.
Alessandro Stillone
Sebastiano Casamento
Calogero Russotto

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