Shadowbox Effect
.
                                                         La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie.
                                                        John Maynard Keynes
 
                              

Fare impresa

Unknown | 02:35 | 0 commenti

Cassa-integrazioneIl mito della scalata finanziaria, per arrivare in cima alla gerarchia economica e sociale di un paese o di una comunità , probabilmente venne utilizzato e divenne ispirazione successiva, subito dopo il 1860, con l’avvento della rivoluzione industriale.

Prima di quel periodo non esisteva la figura di imprenditore nella concezione che oggi ne abbiamo, esisteva l’affarista, il commerciante, in genere altre figure che non prevedevano l’impiego di diverse figure e collaboratori che potessero svolgere mansioni continuate per produrre o raggiungere un traguardo economico.

Fu proprio in Inghilterra che venne sviluppata la concezione di fabbrica, un centinaio di anni prima della rivoluzione industriale, anche se storicamente parlando L’Arsenale di Venezia fornisce il primo esempio di fabbrica; ma indubbiamente ricercando nella letteratura come insieme di lavoratori, logisticamente raggruppati in capannoni, con turni lavorativi, con salari minimi garantiti, e con scatti di livello in base alle competenze ed alle mansioni svolte all’interno del capannone, l’Inghilterra viene identificata come la culla di tale concezione lavorativa.
Fu sempre in Inghilterra che si svilupparono le prime leggi di tutela degli operai impiegati nelle aziende, ma nella presente non ci preoccuperemo di analizzare storicamente quale sia stata l’evoluzione della fabbrica come luogo di lavoro o della gestione (seppur interessante in molteplici aspetti e meritoria di approfondimento) del personale ivi impiegato.
Quello che analizzeremo, con tutti i limiti del caso, è la funzione sociale e l’evoluzione nel tempo della figura dell’imprenditore, del datore di lavoro.

Di difficile collocazione storica è la nascita del concetto di imprenditore come oggi lo conosciamo, risulterebbe facile e troppo semplicistico fare risalire la figura in questione agli albori della moderna era industriale, in realtà è più plausibile affermare che di nascita non si trattò affatto, ma piuttosto di lenta evoluzione di figure già presenti nel tessuto sociale fin dal medioevo, come proprietari terrieri o mezzadri.

Un tempo la maggior parte della gente prediligeva l’immagine del fattore che lavorava tranquillamente il proprio campo, realizzando l’ideale dell’esistenza umana. La sua vita non subiva alcun cambiamento fondamentale. Anno dopo anno il suo ritmo restava imperturbabilmente lo stesso.

Era il simbolo di una società tranquilla. Al contrario l’imprenditore era a giusto titolo considerato come colui il cui obiettivo è modificare, secondo le sue capacità, il corso delle cose.

Il processo di “Distruzione Creatrice”2 messo in atto dalla figura dell’imprenditore (forza motrice di un più ampio processo capitalista), concettualmente parlando, ha in se i germi del beneficio personale ed al tempo stesso di un beneficio ripartito nella società, con la ripartizione verso i propri dipendenti del beneficio (o plusvalore) ricavato dal bene prodotto, da questo assunto parte gran parte della letteratura che tratta l’evoluzione capitalistica del sistema sociale e nello specifico della figura imprenditoriale.

Nel tempo tale concezione ha sempre visto una certa linearità di vedute ed uniformità di giudizio, ovviamente con alcune eccezioni. Gli imprenditori Quaccheri britannici e americani costituirono l’avanguardia di un movimento di welfare che introdusse attività sportive e sociali volte a promuovere la salute e il benessere dei lavoratori 3 .

1(Peter H. Werhahn) – L’imprenditore – Ordo Socialis - 1990

2Joseph A. Schumpeter, Il capitalismo può sopravvivere? La distruzione creatrice e il futuro dell'economia             globale, ETAS, Milano, 2010.

3Richard Donkin, il futuro del lavoro, ed. Gruppo 24 ore, 2011

Ai giorni nostri se di imprenditoria vogliamo parlare, le ultime realtà che rivestivano in pieno quel ruolo sociale demandato dalla loro funzione risalgono alla fine degli anni 60, dove realtà come la Olivetti, la Fiat, l'Enimont, rivestivano con personaggi di spicco la funzione propria dell'imprenditoria.

A partire dagli anni 80 l'imprenditoria Italiana ha perso il suo ruolo sociale diventando sempre più emanazione di interessi politici e speculazioni finanziarie, che non tenevano più conto del reale oggetto o scopo della produzione, ma utilizzavano lo stesso per creare plusvalenze e ricavi (in alcuni casi illeciti) per favorire l'arricchimento personale di pochi e contribuire a quel sistema di foraggiamento che la politica locale e nazionale richiedeva di volta in volta.

Category:

0 commenti

Condividi   Share
__________________________________________________________________________________________