Liberi sotto alle nuvole
Il testo di Jovanotti come epilogo di questa lunga giornata:
"Siamo l'elemento umano nella macchina... e siamo liberi sotto alle nuvole".
Noi, quelli "prima dei quarant'anni" che invece di rappresentare una risorsa per la società, siamo l'elemento debole e fragile, il tallone di Achille.
Alla perenne ricerca di una stabilità che sfuma, aggrappati a speranze e vittime di timori per un futuro incerto che preoccupa e affligge.
Noi che invece di investire e guardare con ottimismo al futuro, ci chiudiamo a riccio nell'attesa di scorgere un cambiamento che regali prospettive migliori.
E nell'attesa, immobili, continuamo a delegare. Ma qual è il nostro ruolo?
Luigi ha 65 anni, ci parla di quanto consideri i giovani fragili e privi di consapevolezze.
Si rivolge teneramente anche a noi. Sorrido e rimango in silenzio. Non mi sento più tanto giovane.
Fa riferimento alle lotte di un tempo e con nostalgia parla di quanto sentisse la sua generazione più forte e i giovani, solidali e uniti.
E mentre lo racconta... guarda al corteo, riflette a voce alta: ma dove sono tutti i lavoratori?
Gli errori dei nostri padri, non ci hanno insegnato a proteggere i nostri figli. Amaramente annuisco.
Luigi ci stringe la mano e si allontana con i passi fieri di un uomo che ha vissuto il suo tempo e che nonostante le difficoltà della nostra terra, è riuscito comunque a realizzare ciò che nel suo cuore significava e significa futuro. Un lavoro, una casa, una famiglia.
Gestiamo quotidianamente la frustrazione per un passato ladro di prospettive e sogni, e restiamo silenti e inermi nell'attesa che il quadro politico e economico del nostro Paese, ci restituisca la possibilità di sonni sereni e senza liste di attesa.
Se lasciamo il futuro vincolato alle dinamiche di un passato "malato" e se mettiamo a tacere le nostre responsabilità pensando ancora che non è compito nostro, allora ci precluderemo perfino la possibilità di assaporare pensieri nuovi, capaci di guardare a "veri" cambiamenti.
Angela Giambona
28 Maggio 2011
Category: Editoriale
0 commenti