Il premio di risultato: una chimera matematica o semantica?
Nel lontano 21 maggio 2008, si ritrovarono attorno ad un tavolo l'azienda e le rappresentanze sindacali per sottoscrivere una ipotesi di accordo che prevedeva tra l'altro un premio di risultato da applicare all'interno dell'azienda. Prima di procedere sarebbe bene specificare qualcosa, in alcune assemblee sindacali, alcune RSU di varie sigle, hanno sostenuto con forza che tale ipotesi di accordo, avesse validità implicita di "contrattazione di secondo livello", in realtà non è proprio così, per alcuni semplici motivi.
Innanzitutto una contrattazione di secondo livello, deve riportare la dicitura "integrativo di secondo livello aziendale", deve essere sottoscritta mediante accordo ufficiale e non tramite ipotesi di accordo, ma a parte la forma, nel contenuto una contrattazione integrativa di secondo livello deve essere resa pubblica e fruibile a tutti i lavoratori, con dati di riferimento (nello specifico del PdR) visibili a tutti i lavoratori, e per ultimo una contrattazione "decente" di secondo livello non può limitarsi alla sola determinazione del premio di risultato.
In ogni azienda che si rispetti, la contrattazione di secondo livello o "integrativo" è considerato uno dei pochi momenti dove le sigle sindacali tutte possono stilare un "progetto" che preveda tutta una serie di benefit da applicare a tutti i lavoratori, in alcuni casi documentati addirittura contrattazioni di secondo livello portano all'attenzione dell'azienda circa 40 o 50 punti di interesse per tutti i lavoratori, nel nostro caso neanche a parlarne, diciamo che forse perdiamo solo del tempo.
Detto questo ognuno, visto che ormai la realtà e la verità dei fatti, sta sempre più diventando una "opinione", è libero di pensare con la propria testa.
CHIMERA MATEMATICA O SEMANTICA
perchè?
Forse la più universale delle domande che ogni essere umano, dotato di un minimo senso critico, deve necessariamente porsi.
FTE = numero risorse espresso in full time equivalent, tradotto a palermo ci sono 2000 part time e 300 full time, bene il FTE in questo caso sarà 1.300.
K = fattore di redistribuzione (0,7) in realtà mi piacerebbe discutere con il realizzatore di tale formula per capire a cosa si riferisca tale fattore di redistribuzione, ma per adesso rimango in assoluta deficienza e di conseguenza in totale fiducia.
PMC = (Primo Margine di Contribuzione) tradotto ricavi - (meno) costo del lavoro della specifica commessa, sempre per semplificare se a Roma, nella commessa SOGEI (non me ne vogliano gli ex), l'azienda guadagna 100 euro e ne spende per mantenere l'intera commessa 80, il PMC sarà di 20 euro.
A questo punto, almeno dal modesto punto di vista di chi vi scrive, nasce l'inghippo, perchè continuando a scorrere l'ipotesi di accordo si legge: " il valore obiettivo y dell'anno corrente ed il PMC dell'anno precedente verranno comunicati dall'azienda entro il primo trimestre..."
Un attimo, sviluppiamo brevemente questo ragionamento...
Se diamo per certo che il PMC sia il "guadagno" netto derivante da ciascuna singola commessa, y non può essere denominato valore "obiettivo" perchè con tale definizione si connota un valore ipotetico che deve essere raggiunto, ciò infatti viene avvalorato dal fatto che per il fattore y si prenda in considerazione il valore "ipotizzato" per l'anno in corso, mentre per il PMC si prende in considerazione addirittura il valore dell'anno precedente al calcolo.
Giusto per riportare la questione su un ragionamento più terra terra, se l'azienda guadagna, i lavoratori non prenderanno mai il premio di risultato.
Un premio di risultato "effettivo" viene riconosciuto ai lavoratori in merito ai progressi in termini economici sviluppati all'interno dell'azienda, quindi se l'azienda almaviva nel 2009 ha guadagnato 100 euro e nel 2011 ha guadagnato 150 euro è ovvio che ci sia stato un incremento ed è altrettanto ovvio che in questo caso è riconoscibile un premio di produttività ai propri lavoratori.
Ecco l'inghippo probabilmente è nei termini utilizzati, infatti in tutto l'accordo si fa riferimento ad un premio di "risultato", in realtà la definizione corretta che logicamente dovrebbe essere adottata è data da premio di "produttività" PdP.
In termini etici un lavoratore ha diritto ad un riconoscimento se contribuisce ad aumentare la "produttività" della propria azienda, non di certo per raggiungere dei "risultati" stabiliti dall'azienda stessa, questo significa stravolgere il senso stesso della definizione di premio in funzione dell'avanzamento economico della società per la quale si lavora.
Abbiamo però capito da un bel pò di tempo, che l'etica non è di questo mondo, quindi tornando a bomba, è palese che con questa formula, si ha a dire che, se l'azienda ha guadagnato nel 2010, 100 euro, stabilirà che per il 2011 si dovrà guadagnare 3.000 euro, ovviamente tale valore y, non essendo matematicamente raggiungibile non soddisferà mai l'equazione in oggetto.
Il busillis nasce proprio dall'interpretazione del valore y, che anzichè riferersi ad "ipotetici" valori obiettivi, deve logicamente riferirsi al consolidato PMC dell'anno precedente, riportando in questo modo la formula esatta
Quindi esemplificando se l'azienda quest'anno ha guadagnato 60.000.000 di euro e l'anno precedente si è attestata su 55.000.000 di euro, sulla base dei 5400 dipendenti (FTE), dovrà riconoscere ad ogni dipendente un premio di produttività di circa 648 euro annue, sulla base dunque di incrementi oggettivi, non di ipotesi di obiettivi.
22 luglio 2011
Category: Primo Piano
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