Shadowbox Effect
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                                                         La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie.
                                                        John Maynard Keynes
 
                              

Rappresentare

Unknown | 23:29 | 0 commenti

400_alberi Rappresentare. Cosa significa? Nell’accezione che tratteremo, significa “svolgere le funzioni per conto e nome altrui”. In un’ottica lontana, figlia di reminiscenze ideologiche, aggiungerei a tale definizione: “…nel bene e negli interessi dei lavoratori”. Parliamo di sindacato.
La globalizzazione ha visto parcellizzare la produzione di prodotti e servizi a favore di un mercato internazionale. Tale diffusione ha determinato l’indebolimento dei sindacati rendendoli spesso complici di accordi siglati da aziende che 10 volte su 10, parlano di deficit finanziari.
I licenziamenti la solita arma di ricatto. La tenuta occupazionale, la giustificazione che avalla le coalizioni.
Il classico "a lupo a lupo", è l’unica costante! Che poi ci sia o meno il pericolo, non importa, ormai siamo affezionati a questo status symbol.
I confini territoriali sono letteralmente sfumati ma i sindacati continuano a perpetuare gestioni primitive, lontane dalle esigenze del nostro tempo. Non è un caso che in rapporto ai numeri, solo una bassa percentuale sceglie di iscriversi a una sigla piuttosto che un'altra e quando decide di farlo, in genere è solo per la stima e per la fiducia riposti nella "persona" che dovrebbe rappresentarli. L'opinione diffusa rimane quella che a nulla servono. A sostegno di tale convinzione, i fatti. I sindacati continuano a sottoscrivere accordi che non garantiscono benefici diretti ai lavoratori; perfino gli accordi firmati, all’occorrenza, vengono stravolti e ridefiniti. E’ una farsa che legittima “sempre” il favore delle imprese.
La crisi di rappresentanza (su molteplici versanti aggiungerei), è amara constatazione.
E’ vero che le riforme non hanno agevolato il sindacato, piuttosto lo hanno indebolito e ancor peggio, isolato. Probabilmente l’obiettivo era proprio quello. Ma la risposta sindacale, qual è stata? Siamo ormai integrati in un mercato internazionale, all’interno di un tessuto sociale esteso in cui le condizioni lavorative e i diritti conquistati, non sono uguali per tutti. Il risultato? Professionalità e dignità, venduti al minor prezzo!! Plausibile pensare a un progressivo peggioramento delle condizioni lavorative.
L'unico "credo" si chiama PIL e i neuroni-moderni  codificano solo ciò che verifica la seguente condizione logica:

Una funzione i sindacati l’hanno mantenuta. Rappresentano un efficiente centro servizi: CAF, assistenza fiscale, intervento sul singolo in caso di controversie con l’azienda. Insomma, un tuttofare al servizio degli iscritti. Peccato che la loro funzione non dovrebbe relegarsi alla rappresentanza degli interessi del singolo ma della collettività, delle categorie.
Siamo lontani dalle spinte di un tempo. Prima il sindacato era un simbolo, un riferimento certo, un gruppo che teneva alta una idea, un principio; l’affiliazione era legata al piacere di appartenere a tale classe e sposare ideali e valori. C’erano unità di intenti e lotte condivise. Tale consenso legittimava la spinta verso/contro le aziende. Il sindacato era uno Stato sociale. Oggi invece chi sceglie di iscriversi è spinto dal bisogno egoistico di avere un punto di riferimento in caso di problemi personali. Non si sa mai!
Ma cosa si vuole ottenere? Almeno prima c’era un modello di società che si voleva raggiungere. Adesso non c'è neanche l’idea di ciò che si vuole. Regna una gran confusione mista ad assenza di innovazione e di rivoluzione; solo inconsistenti comparse e comodo tornaconto.
Proprio la mancanza di un modello, spinge all’individualismo e alle  lotte personali. La storia insegna che il divide et impera ingrassa l’oligarchia, garantisce il dominio delle masse e sostiene la legge del più forte (sin.: stronzo, spregiudicato, arrivista, presuntuoso, arrogante, materialista, ignorante;contrario: intelligente, rispettoso, idealista, leale, audace, intraprendente, coraggioso).
Ma cosa può fare il sindacato in un panorama del genere? Dovrebbe modificare il modo di agire, inventarsi nuovi strumenti e fissare nuovi obiettivi. Il primo: recuperare la fiducia dei lavoratori dando valore alla defraudata democrazia, tracciare obiettivi condivisi, non cedere a facili ricatti, eludere i compromessi e rinunciare all’opportunismo spicciolo; stringere collaborazioni, veicolare le informazioni e investire su coloro che riescono ancora a credere al possibile cambiamento. Ri-affermarsi con una decisiva impostazione pragmatica e ricominciare a conciliare tutele e interessi dei loro rappresentati, con proposte nuove di sviluppo economico a favore di tutti.
E’ oggettivamente complesso e articolato, probabilmente << visionario >>, ma tutto è difficile prima di diventare facile”.
Ma io…  sono solo una idealista.
14 Novembre 2011 

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